Livragare (parole dimenticate)

Inauguriamo la rubrica Parole dimenticare (ma da recuperare) con il termine:
LIVRAGARE

che significa: sopprimere nascostamente, rapire e uccidere

da cui deriva: LIVRAGATORE = assassino

l’Eritrea italiana

Il termine deriva dal nome del tenente dei carabinieri Dario Livraghi, comandante della polizia coloniale a Massaua (Eritrea), che alla fine dell’800 si rese responsabile di aver ordinato torture, violenze e fucilazioni senza processo nei confronti della popolazione locale.

Il tenente Livraghi, accusato nel 1891 di gravi delitti nella colonia Eritrea, riparò in Svizzera da dove scaricò le colpe sui governatori della colonia che si erano susseguiti, i generali Baldissera e Orero dichiarando testualmente al giornale “La Tribuna”

“affermo che molti indigeni caduti in sospetto, perché ostacolavano la politica del Comando, o perché provocarono defezioni fra le bande assoldate , furono fatti trucidare per disposizione […] (p. 438)

e in un memoriale successivamente pubblicato a puntate su “Il Secolo” fornì “una versione ancora più terrificante” enumerando una lunga serie di esecuzioni sommarie avvenute per ordine del Comando militare tra cui “l’eliminazione in massa di intere bande abissine già al soldo dell’Italia e sospette di voler disertare. Sono le bande di ligg Gabeddon, degiac Mesfin, balambaras Cafel, ligg Tesfù, ligg Menoal, kantibai Aman, Debalicon che comprendevano non meno di 800 gregari”.

Nell’atto ufficiale di accusa si scrive “è dunque non temerario affermare che, per quasi due anni, l’ufficio di polizia fu in Massaua una spelonca di malfattori, nella quale si perpetrarono le più infami violenze, le più vili brutalità contro i deboli” (p. 439)

Nuove rivelazioni vennero da un libretto di cento pagine pubblicato a Livorno dall’ex ufficiale coloniale Oreste Calamai (p. 440) che accusava il gen. Baldissera di aver ordinato atroci delitti, usato normalmente la frusta nei confronti degli indigeni e persino di aver ordinato “a suo capriccio” di assegnare a cinque subordinati le mogli di kantibai Aman “imprigionato come traditore grazie alle macchinazioni di Livraghi e Cagnassi” (un altro ufficiale, p. 441)

La commissione d’inchiesta costituita dal governo Di Rudinì si concluse (nonostante le prove schiaccianti) con una assoluzione generale, con un rapporto di novemila parole che “è un capolavoro di reticenze, di ambiguità, di sfumature, di difese d’ufficio dell’onor militare” (p. 443), così come si concluse con una assoluzione generale il processo davanti al Tribunale militare di Massaua (p. 445)

E’ il caso di meditare sulla “civiltà italiana”….

(NOTA: Le citazioni sono tratte da Angelo Del Boca, Gli italiani in Africa Orientale: 1. Dall’Unità alla Marcia su Roma, Oscar Storia Mondadori, 1992, che tratta ampiamente l’argomento )
 

In CANTON TICINO il termine è ancora usato ma ha assunto tutt’altro significato : “Livragazione -> Stralcio di nomi da una lista elettorale da parte dell’elettore. “Se l’elettore fa uso sia della livragazione sia del cumulo, la scheda è valida e il voto viene assegnato al candidato doppiato” (Messaggio del Consiglio di Stato ticinese, 21.1.2003). Il verbo è livragare = stralciare a mano da una lista elettorale i candidati che non si vogliono votare.” Forse (supponiamo noi) perchè in questo caso il nome sgradito viene “eliminato”.

Alcuni esempi di uso del termine, reperibili in Google:

un piano per livragare il partito socialista” (Amadeo Bordiga, 1919)

“Nessuno potè levare di testa ai francesi che il ministro italiano avesse perpetrato il tentativo di livragare un documento ufficiale, comunicandolo con ritardo” (Giovanni Ansaldo)

Vorrebbero livragare il Parlamento” (dibattito parlamentare 17 marzo 1896)

livragare impunemente ogni animo fiero, sperdere gl’echi d’ogni libera voce” (“Cronaca sovversiva”, Barre,Vt, 1 maggio 1919)

“Si vuol livragare L’Asino – Le cretinerie della legge” (“L’Asino”, 21 gennaio 1894)

“[Umberto I] Ha tentato di livragare il Parlamento. Ha fatto nascere l’ostruzionismo parlamentare. Ha giuocata la corona e ha fatto gridare «abbasso il re!” (Paolo Valera)

 

 

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